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  • Immagine del redattoreRoberto Cariola

La sordità infantile



Una breve premessa


Quando un bambino nasce, i genitori rimangono in ammirazione del loro piccolo tesoro ed attendono con impazienza il primo sorriso, i primi gorgheggi, i primi passi. Che tutto ciò avvenga è dato per scontato.


Purtroppo però alcune volte l’aspettativa viene drammaticamente delusa. Il bimbo con il passare delle settimane e dei mesi, manifesta delle alterazioni del comportamento che turbano il benessere e la serenità di tutta la famiglia.


Ecco ciò che una mamma scrive nel suo diario:


Il mio piccolo ha già sei mesi, è cresciuto a vista d’occhio, le prime pappe, il gioco del cucu che gli piace tanto, ma qualcosa mi preoccupa: il mo bambino rimane a lungo in silenzio, vocalizza poco, non gorgheggia.


L’altro giorno mi è caduto un coperchio per terra; con tutto quel rumore non ha avuto alcuna reazione! Mi sono insospettita: ho fatto altre prove, con rumori sempre più forti, nulla. Sono corsa dal pediatra e poi dallo specialista audiologo, il mio sospetto è diventato realtà. Da allora sono passati alcuni mesi; il mio tesoro porta le protesi acustiche e inizia a parlare. Che gioia sentire la sua voce!”


Nel bambino, la sordità grave e profonda rappresenta una gravissima menomazione sensoriale in quanto una mancata informazione sonora, causa, se non vengono presi adeguati provvedimenti, l’assenza o una marcata alterazione nell’acquisizione della parola.


Gli effetti della deprivazione sonora interessano negativamente anche il meccanismo percettivo globale per cui non tarderanno a manifestarsi alterazioni più o meno marcate della personalità e del comportamento con inevitabili ripercussioni sul quadro sociale.


Per evitare conseguenze così gravi è importantissima la diagnosi precoce e l’immediato intervento terapeutico entro i 6 mesi.


Ma come possiamo accorgerci se il nostro bambino ha problemi di udito?


Osservando le sue reazioni a suoni ed allo sviluppo al suo linguaggio in rapporto all’età.


DA 0 A 6 MESI:

  • con un rumore forte il bambino si spaventa, piange, si sveglia, arresta la sua attività

  • riconosce e si tranquillizza quando sente la voce della mamma o del papà

  • Emette dapprima suoni gutturali e poi vocalici

  • Mostra interesse per i suoni


DA 6 A 9 MESI:

  • se sente un rumore o lo si chiama, si gira verso il lato da cui il suono proviene

  • ama i giocattoli sonori

  • emette suoni vocalici e consonantici isolati e ripetuti più volte

  • quando gli si parla, risponde con dei vocalizzi

  • coglie il significato dell’intonazione della voce (se di rimprovero o complimento)


DA 10 A 18 MESI:

  • reagisce a suoni anche di lieve intensità localizzandone la sorgente

  • usa la voce per richiamare l’attenzione

  • pronuncia mamma o papà intenzionalmente

  • conosce il significato di molte parole ed inizia a riprodurle

  • con una parole esprime una frase (pappa, quando ha fame)

  • comprende gli ordini semplici


DA 18 A 24 MESI:

  • presta attenzione anche alla voce sussurrata

  • gli piace la musica ed inizia a riprodurne la melodia

  • comprende ed esegue ordini sempre più complessi

  • emette molte parole nuove e ne unisce 2 o più per formare una frase

  • manifesta la sua contrarietà quando gli altri non lo capiscono


DA 2 A 3 ANNI:

  • avverte tutti i rumori (è attratto in modo particolare da suoni come il campanello e il telefono) e richieste verbali anche pronunciate a bassa voce (purchè siano per lui interessanti)

  • risponde al richiamo anche da lontano

  • ama ascoltare le favole

  • ha un vocabolario molto ampio (da 100 a 1000 parole)

  • la frase è sempre più completa

  • risponde in modo appropriato alle domande, ponendole egli stesso

  • Esegue con facilità gli ordini


DOPO I 3 ANNI:

  • percepisce qualsiasi suono, anche debole, prodotto sia nell’ambiente in cui si trova sia all'esterno

  • partecipa alle conversazioni ponendo delle domande

  • utilizza il pronome personale io e tu

  • canta e recita brevi filastrocche

  • la frase è ben strutturata "IL NOSTRO BAMBINO E' DIVENTATO UN OMETTO"



Ma cosa significa se quanto detto non trova riscontro nel nostro bambino?


Non allarmiamoci, ma poniamo maggiore attenzione al suo sviluppo maturativo globale, in particolare alla sua capacità uditiva, tenendo presente che una diminuita o mancata risposta ai suoni, associata a una scarsa o nulla evoluzione del linguaggio, può essere determinata da una perdita uditiva.


Abbiamo qualche dubbio?


Consultiamo lo specialista in pediatria o meglio l'otorinolaringoiatra/audiologo che vi farà una precisa diagnosi impostando, se è il caso, la terapia più adeguata.

È importante affrontare subito un eventuale problema uditivo prendendo i dovuti provvedimenti; solo così potremo mettere il bambino, che non sente, nelle condizioni di ascoltare e quindi di imparare a parlare per vivere un rapporto normale con i suoi coetanei.


Perché non bisogna perdere tempo?


Il bambino udente impara a parlare entro i primi tre anni di vita, epoca della massima plasticità cerebrale: nel bambino sordo, un intervento terapeutico tardivo non permetterà o permetterà solo parzialmente, lo sviluppo della parola, con conseguenze più o meno gravi sul piano psicologico e comportamentale.

È possibile fare un esame dell’udito anche a un bambino molto piccolo?


Certamente; oggigiorno i progressi della tecnologia in questo campo ci permettono di effettuare l'indagine uditiva fin dalla nascita con particolare il test quali:

  • Otoemissioni, un microfono sensibilissimo rileva i suoni emessi dalle cellule ciliate esterne della coclea in risposta ad uno stimolo inviato (metodica sulla quale si basa lo screening universale).

  • ABR o potenziali evocati uditivi, indagano la trasmissione del suono lungo le vie acustiche.

  • Impedenzometria, studia la funzionalità uditiva dell'orecchio medio a partire dalla membrana timpanica e, tramite il riflesso stapediale, la via acustica centrale.

  • Audiometria comportamentale, basata sullo studio delle reazioni del bambino in seguito all’invio di stimoli acustici erogati da strumenti musicali e giocattoli sonori tarati in frequenza e intensità.



Qual è la terapia da seguire?


Nei casi di sordità infantile neurosensoriale (il danno è prevalentemente localizzato a livello dell'orecchio interno o coclea) che rappresenta il 90% delle sordità, si rende necessaria:


  • l'applicazione della protesi acustica o di un impianto cocleare, quando gli specialisti ritengono non idonee alla protesi acustica, perché la soglia uditiva è molto scarsa o è avvenuto un significativo peggioramento a causa di una sordità di tipo evolutivo.

  • In questi ultimi 20 anni la tecnologia ha avuto notevolissimi sviluppi per cui è possibile porre il bambino sordo nelle condizioni di ascolto più adeguate.

  • Un sostegno riabilitativo logopedico per favorire il processo di acquisizione del linguaggio verbale anche nelle sordità più gravi.

  • Una famiglia collaborante e conscia del compito da svolgere. Su questo punto ci sono non ci sono dubbi nell’affermare che l'ambiente di vita più idoneo per il bambino è quello della famiglia, in quanto carico di affettività.

  • I genitori, guidati dal terapista, potranno inserire le lezioni di linguaggio nella vita quotidiana in modo che il bambino possa prestare attenzione ai suoni dell'ambiente, discriminarli e inserirli nella comunicazione.

  • Il mantenimento del bambino fra persone udenti perché possa sentirsi fin dall'inizio uno dei tanti. Solo così potrà sviluppare in modo naturale il linguaggio verbale.

  • Un continuo monitoraggio dell’udito e dell’apprendimento del linguaggio da parte dell'audiologo, dell'audioprotesista, che adatterà la protesi per ottimizzare la resa in base alla perdita uditiva e da parte del logopedista, che modificherà il suo intervento via via che il bambino sviluppa il linguaggio...


A cosa si va incontro se la diagnosi non viene posta precocemente?

Senza dubbio ad un insuccesso.


Se un bambino ha una sordità lieve o di medio grado, il linguaggio verbale si svilupperà male ed in ritardo, come anche la comprensione; notevoli saranno le difficoltà di apprendimento accompagnate da disturbi del carattere e del comportamento.


Se il bambino ha una sordità grave o profonda, non potrà acquisire nessuna parola; la comunicazione sarà prevalentemente basata sull’indicazione di ciò che il bambino desidera in quel momento, con inevitabili conseguenti problemi di emarginazione sociale.


Fonti:

Fascicolo informativo "La sordità infantile" a cura di Elena Amigoni Del Bo e Umberto Ambrosetti Associazione Ascolta e Vivi Onlus

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